Anche io faccio parte di quella categoria di lavoratori che si costruisce lo stipendio giorno per giorno e anche nel mio settore la crisi ha praticamente dimezzato gli ordinativi (e quindi le provvigioni).
Ogni settimana si fanno i salti mortali per vendere qualcosa a persone che non hanno bisogno di comprare nulla e alle quali alle volte rinunci a vendere per non metterli in difficoltà con i pagamenti.
Commercianti con l'acqua già ben oltre al livello della gola che sopravvivono rateizzando l'inps, rinunciando ad acquistare merce nuova per far fuori quella già in magazzino e destreggiandosi tra leggi e balzelli per poter ogni giorno tirar su la serranda.
Il "pessimismo cosmico" ormai è la migliore accoglienza che mi riservano, un continuo lamentarsi della situazione, spesso con le lacrime agli occhi, per un futuro che appare sempre più un ponte interrotto tra due alte montagne.
Rimane solo il vuoto.
E tutti siamo in attesa che questo governo faccia il miracolo, che da un giorno all'altro ci faccia diventare tutti più ricchi, meno tristi, più vivi. E visto che non ci dicono nulla, allora stiamo già pensando che si stiano facendo i fatti loro e che ci lascino a cuocere in questo brodo puzzolente.
Ma io la penso diversamente. Penso che questo governo non abbia, nelle sue corde, il presenzialismo prezzemoliano che aveva il precedente. Penso che stiano lavorando in silenzio, senza annunci brunettiani roboanti, senza sorrisi al botulino, senza magliette con slogan volgari attillate su tette rifatte.
Stanno lavorando e mi piace pensare che non abbiano tempo per litigare di fronte al floris di turno e che non abbiano il cattivo gusto di andare a farsi ronzare intorno da un Vespa qualsiasi.
Stanno lavorando, avremo tempo a stroncarli nel momento che ci mostreranno i frutti di questo lavoro.
Per ora, scagliarsi contro questo governo, sono solo chiacchiere da bar, buone a far parlare con la pancia chi è incazzato marcio di questa situazione. Ma inutili chiacchiere da bar.