Marco Roccati segnala sul
gruppo 'la cassa' su Facebook l'articolo de 'La Stampa' che riporta l'
espulsione dal PD dei dissidenti No-Tav.
Lunedì sera ad Avigliana alla presentazione del libro 'Non solo un treno' oltre agli autori, a Sabina Guzzanti, a Luca Abbà c'era, nell'angolo del tavolo il sindaco di Avigliana, Angelo Patrizio.
Ha preso la parola una volta sola: è stato l'intervento per me più importante, quello che ha messo in luce il senso della
rappresentanza, di essere i portatori della voce dei cittadini e non i protagonisti autonomi della decisione politica..
Ha ricordato chi lo ha aiutato a vincere le elezioni; chi, pur sapendo di andare contro i
diktat del partito centrale, ha rischiato l'espulsione che puntualmente è arrivata.
Capisco (ma non giustifico) le ragioni del PD; capisco che se qualcuno si presenta in 'lista contrapposta' a quella ufficiale del partito deve essere esplulso, e così per estensioni devono essere esplusi tutti quelli del PD che pensano diversamente dalla direzione centrale.
Devono essere espulsi tutti quelli del PD che pensano diversamente.
Devono essere espulsi tutti quelli del PD che pensano.
Devono essere esplulsi tutti quelli del PD.
Devono essere esplulsi tutti.
Espulsi.
Ecco, è proprio qui che il mio pensiero cozza contro quello del partito, non solo del PD ma di qualsiasi partito democratico, assemblea lacassese o partito nazionale; prevedere per statuto l'espulsione di chi la pensa diversamente vuol dire segare il ramo della democrazia su cui si è seduti. All'interno di una qualsiasi assemblea, una minoranza è ricchezza, ed è importante quanto la maggioranza per dare senso alle decisioni prese.
Allontanare il diverso-da-sè è segno di sterile senilità del pensiero, di egoismo e di paura di perdere il proprio piccolo potere, di mettere in discussioni il proprio angusto punto di vista.
Chi espelle è un debole, destinato a sparire.