Non si contano gli appelli in rete per sollecitare i cittadini ad andare a firmare in comune per il
referendum, così chiamato, anticasta.
Si tratta di un referendum
abrogativo dell'Art.2 della legge n. 1261 31 Ottobre 1965, pubblicata sulla GU n.290 del 20 Novembre 1965. In sostanza con questo referendum si
toglierebbe la diaria di trasferimento a Roma dei parlamentari (sulla base di 15 giorni di presenza mensile) con un risparmio medio di circa 48 milioni di euro all'anno.
Se venissero raccolte le 500 mila firme necessarie per fare il referendum, questo costerebbe allo Stato dai 170 ai 200 milioni di euro, se il referendum passasse (quindi se si raggiungesse il quorum e vincessero i si) ci vorrebbero 4 o 5 anni per ammortizzarlo.. Se non passasse, sarebbe soldi gettati al vento.
Vi è anche un altro aspetto da tener presente: è vietato depositare le firme di un referendum nell'anno (solare) precedente a quello delle elezioni politiche. Le firme si potranno eventualmente depositare dal primo gennaio. E infine, le firme devono essere depositate entro tre mesi dall'inizio della raccolta.
Dopo questa analisi verrebbe da dire che Vittorio Bertola,(consigliere regionale 5stelle della Regione PIemonte) ha ragione quando sul blog di Beppe Grillo parla di
referendum bufala. In realtà questa uscita sa tanto di chi a tutti i costi vuole spalare sterco sulle iniziative che non provengono dal suo team, visto che il referendum è promosso dall'Unione Popolare (coordinatrice nazionale Maria Di Prato, ex DC, ex UDC) e non dai grillini.
La pratica di guardare l'erba del vicino e criticarla senza ritegno è in uso ormai da lungo tempo tra i nostri partiti politici – e movimenti - , vedi ad esempio l'accanimento a fare le pulci a ogni mossa di Grillo da parte del PD. Pratica che alla sottoscritta già da tempo stizzisce, credendo io ancora che la missione di un partito politico sia quella di stilare un buon programma e perseguirlo fino in fondo, senza perder tempo in polemiche sterili rivolte contro chi in questo momento ha maggior seguito popolare.
La firma nei Comuni per il referendum in questione probabilmente non porterà a nulla, siamo abituati ormai a vedere bistrattati, se non ignorati, i vari referendum fin qui votati (vedi quello sull'acqua). Certo è che apporre una firma per diminuire i poteri della casta può dare una certa soddisfazione.
Quindi, concludendo, in questo caso direi che potremmo definire la firma una libera espressione di coscenza civile e anche uno sfogo per tutto il marciume che si vede aggirarsi tra i nostri politici.
Che poi queste firme sortistaco un risultato concreto e determinante, beh, questo è tutt'altra storia.