La lettera E (al posto della vocale O)
Con molto ritardo vorrei parlare ancora di un argomento che a mio modo di vedere è spesso posto con termini non proprio corretti e riprendo il discorso che Italo ha rilanciato sul sito e di cui si è trattato poco: la destra e la sinistra.
Italo nelle sue argomentazioni descrive ciò che appartiene, a grandi linee, ai due schieramenti ricordando inoltre come queste dicotomie si vadano ad inserire nella storia delle singole persone e formino le personalità più diverse.
Ora la sua provocazione mi sembra non essere stata colta se non in minima parte (anch'io ci ho messo un po'): lui parla di destra e di sinistra, di ciò che preferiscono gli uni e di ciò che propugnano gli altri, ecc..
A me sembra che questo modo di pensare non sia così corretto, sicuramente è limitante: provate a pensare di mettere la lettera E (congiunzione) al posto della lettera O (che assume un significato di contrapposizione)… forse qualcosa cambia.
Vi faccio l'esempio classico:
· Il bicchiere mezzo pieno O mezzo vuoto
E se la trasformiamo diventa
· Il bicchiere mezzo pieno E mezzo vuoto
Ed ecco che appare lampante come un ragionamento del primo tipo ci neghi una parte del ragionamento, anzi … ESATTAMENTE LA METÀ del ragionamento.
Vorrei anche aggiungere alcune considerazioni legate al mio percorso di studi (Psicologia):
· l'uomo è l'animale (nel senso vero del termine) più evoluto del ns. pianeta (molte persone lo dimostrano, ma molte altre ci ricordano i limiti, appunto, dell'appartenere al mondo animale): la sua PERSONALITÀ è composta da aspetti BIOLOGICI – PSICOLOGICI (affettivi e cognitivi) – SOCIALI (ambiente e cultura) che si INTEGRANO (strettamente interdipendenti l'uno dall'altro) per formarne la totalità e la personalità: spesso un deficit in una delle sue parti porta a risultati limitanti, talvolta patologici;
· l'uomo è considerato, almeno per una certa corrente di pensiero (per altre forse anche peggio, e qui penso a FREUD), un essere LIMITATAMENTE RAZIONALE: questo aspetto è estremamente funzionale alle decisioni della vita quotidiana: pensate ad esempio a quanto tempo ci vorrebbe se per ogni gesto abitudinario (bere un bicchiere d'acqua, soffiarsi il naso, guidare l'auto, ecc.) ci si dovesse soffermare sulle varie possibilità di scelta e valutare tutti i pro e i contro di ogni singola azione che compone il semplice gesto, non si vivrebbe più, si passerebbe tutto il nostro tempo a valutare le molteplici e singole possibilità.
Quest'ultima considerazione non è negativa di per sé (anzi è estremamente efficace), presenta, però, alcuni aspetti negativi nelle situazioni importanti della vita di relazione umana.
Ripensando alle discussioni che si sono svolte in questo periodo anche sul sito, mi pongo la questione della RESPONSABILITÀ INDIVIDUALE e riprendo il discorso abbozzato a proposito delle “categorie” (anche queste efficacissimi strumenti di pensiero, ma altrettanto pericolose): nel mio intervento precedente parlavo di come i bambini abbiano la capacità di imparare dall'ambiente che li circonda e di costruirsi categorie di pensiero che sono ricche, articolate e anche variegate; poi, crescendo e scontrandosi con il mondo degli adulti, si adagiano sulle posizioni di questi perdendo spesso la loro carica di entusiasmo e la loro ricchezza.
È anche per queste considerazioni che penso che noi adulti non abbiamo fatto abbastanza (e ne parlo in prima persona e singolarmente) per proporre qualcosa di diverso, per far vivere le relazioni umane in modo “umano” (mi scuseranno i letterati): ma è possibile che non venga in mente a nessuno un modo diverso di gestire le difficoltà che esistono nelle relazioni tra i singoli e, soprattutto, le differenze culturali? Mi sembra di sentire sempre le stesse idee (talvolta anche idiozie) che cercano di portare soluzioni miracolose e non fanno altro che ripetere gli stessi errori.
Credo che in questi aspetti stia la parte peggiore (purtroppo anche aberrante) delle considerazioni di cui sopra, anche e soprattutto perché partendo da questi presupposti si formano le personalità e le coscienze.
Questo modo di pensare per dicotomie, contrapposizioni e non per congiunzioni, lo ritengo estremamente nefasto soprattutto per le conseguenze psicologiche, sociali (culturali) e anche fisiche che si riversano sulle nostre comunità e, diciamocelo chiaramente, siamo stanchi di sentire che uno è più bello dell'altro, che uno ha più ragione dell'altro, che gli uni sono i belli e gli altri sono i brutti e i cattivi, quando poi non si pensa all'uomo e alla sua dignità; non ne possiamo più di quelli che pensano solo a se stessi e di quelli che pensano solo agli altri, per favore provate a pensare qualcosa di diverso, provate a pensare all'essere umano nella sua completezza fatta di individualità E di socialità, di comunitarietà.
La lettera E, se mi permettete, non è un artifizio grammaticale: diventa una filosofia di vita che forse non risolverà tutto, ma sicuramente ci può permettere di avere una visione allargata, più vasta e articolata della realtà.
Del resto molte persone già lo sanno (altrimenti da chi lo avrei imparato io?), oltre alle persone che se ne occupano in letteratura, oltre alle persone di cui parla Italo, anche alcuni politici italiani (spesso a livello locale, purtroppo!) si sono accorti che ciò che ci hanno propinato per molti anni, non funziona più (tutti gli altri tendono a preservare i loro privilegi): occorre ricercare e proporre altre dimensioni, altre modalità di lettura della società che è sicuramente complessa e non più riconducibile alla dicotomia rosso-nero, destra-sinistra.
E questa strada può anche non essere necessariamente nuova (anche perché è difficile trovare qualcosa di nuovo), forse recuperare molti aspetti ed integrarli in una visione allargata può essere utile: con alcuni di voi si è già parlato di questi aspetti, provo a citarne alcuni riproponendoveli.
Il pensiero laterale (De Bono), il pensiero divergente (Guilford), il microcredito, la wikinomics, e altri ancora sono temi che pongono l'accento sulle E: trovo fantastica l'idea del microcredito (Muhammad Yunus) in cui viene completamente stravolto il dogma delle banche secondo cui si concede il prestito solo a chi possiede determinati requisiti.
E non pensate che siano solo romanticherie perché questa tipologia di credito ha delle percentuali molto alte di rimborso dello stesso.
Altri aspetti: la decrescita felice (Pallante), i gruppi di acquisto solidale, il commercio a km zero, il risparmio energetico, le fonti energetiche alternative e tanti altri ancora testimoniano come sia possibile coniugare le esigenze del singolo con quelle della comunità ed anche con il rispetto dell'ambiente.
Se mi permettete un'ultima argomentazione (anche se non volete la faccio lo stesso) che riprendo da quanto scritto in precedenza: l'uomo è un'unità bio-psico-sociale INTEGRATA e NON FRAZIONABILE, non si può pensare di poter vivere in modo soddisfacente senza considerare l'unitarietà delle componenti, NON si può pensare di CONTRAPPORRE gli aspetti individuali a quelli sociali, perché gli uni influenzano fortemente gli altri e viceversa: io non credo che ci si possa dimenticare di rispettare L'INDIVIDUALITÀ, così come non credo ci si possa scordare di rispettare le COMUNITÀ in cui viviamo (quella familiare E quella condominiale E quella paesana E quella regionale E quella nazionale per arrivare alla comunità allargata degli esseri umani E dei rispettivi ambienti).
In sostanza ritengo non ci si possa scordare dell'uomo nella sua totalità, con le sue esigenze soggettive E individuali, con le sue esigenze sociali E comunitarie: mi sembra che i principali errori stiano in questa modalità di ragionamento, cioè nel far prevalere le une sulle altre.