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il mio cassone 6 maggio 2010, 07:05

Laura LaLunga

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iscritto: 07/09

messaggi: 136

Il mio cassone non era mio fino a qualche anno fa. Utilizzavo il mio tempo e Italo utilizzava il suo per pagare l'uso di un cassone che era di proprietà di un altro Papalagio. Le fessure con i vetri applicati venivano utilizzate per gettarne i nostri guadagni attraverso.
Finchè siamo riusciti ad avere il nostro personale e proprio cassone di pietra con le relative fessure. Ora parte del nostro tempo lo utilizziamo per pagarlo, cercando di rendere piacevole quel tempo e abbiamo la fortuna di riuscirci quasi sempre. Il nostro cassone è diventato il nostro rifiugio, sicuro ed accogliente. Non è ancora il nostro cassone definitivo che dovrebbe essere ancora più nel nulla e affacciato al molto. Dovrebbe essere in alto, fra le montagne, con della terra per coltivare, con molte camere per ospitare, con un bel panorama da ammirare.
Io bamina sono cresciuta nei cassoni di pietra alti 10 piani. Io bambina giocavo per la maggior parte del tempo nella mia cameretta poichè le strade erano infestate dai napuli. Io bambina non sapevo perchè i napuli dovessere essere così evitati. Quando li ho conosciuti meglio, crescendo, li ho spesso preferiti ai miei vicini di casa non napuli.
Io bambina non potevo correre in casa perchè la vicina del piano di sotto batteva con il manico della scopa il soffitto perchè disturbavo. La mia mamma non poteva stendere i panni gocciolanti perchè, sempre la mia vicina di sotto, si affacciava urlandole che era una maleducata. La signora del piano di sopra faceva la sarta e cuciva fino a notte fonda, e noi di sotto non usavamo il manico della scopa per farla smettere, nonstante il continuo tichettio che si amplificava sul pavimento.
Il nostro telefono era Duplex, si pagava di meno e avevamo lo stesso numero della signora dell'ultimo piano. Se lo usava lei, noi non potevamo usarlo, e viceversa. Allora la mia mamma e la signora dell'ultimo piano comunicavano tramite il termosifone. Due colpi con la forchetta sul termosifone e si avvertiva che si stava utilizzando il telefono. Tre colpi e la telefonata era terminata e il telefono di nuovo libero. Cinque colpi, il caffè era pronto.
La compagnia della mia infanzia è stata la televisione, alle volte da mattino a sera, tutti i giorni, sabato e domenica compresi. I napuli giocavano a nascondino nei sotterranei del quartiere dei condomini di fronte a noi, io non avevo il permesso di scendere, guardavo Braccobaldo e poi i telefilm polizieschi e Love Boat e la Conquista del West
Accanto alla mia casa c'erano gli altiforni delle Ferriere, tutti eravamo coperti di pulviscolo grigio. Di notte si sentivano le bocche dei forni aprirsi e chiudersi con urla metalliche.
Una settimana ogni tre non potevo parlare fino all'una del pomeriggio, perchè mio papà dormiva, avendo lavorato alla notte. In questa settimana il campanello si spegneva con un interruttore che aveva messo lui, la pendola del tinello si silenziava e tutti parlavano sussurrando, fino all'una del pomeriggio.

Sono cresciuta e diventata adulta anche io. Nonostante.
Sono scappata appena ho potuto però.

un abbraccio di pace a tutti.




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