Chi comanda in rete? Nessuno.
Nelle regole di sviluppo della rete, scritte nel 1969 per scopi militari, si diceva che non ci sarebbe dovuto essere
nessun centro di controllo in modo che la rete diventasse invulnerabile e si autorigenerasse in caso di attacco.
Tuttavia esiste una struttura di indirizzo: è l'IGF, Internet Governance Forum che ha anche in
Italia un suo forum nazionale.
In questi giorni ci sono stati i lavori del forum,
mi sembra molto interessante, perchè argomento di molti dibattiti in questo sito, ciò che ha proposto Stefano Rodotà: addirittura di cambiare la costituzione, inserendo un nuovo articolo, il 26 bis:
Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale.
Non entro in merito alla
discussione sul fatto che sia utile o meno inserirlo nella Carta (c'è chi dice che sia già implicitamente presente), ciò che mi interessa riportare è che anche per l'Italia la rete sta per essere definita come
diritto.
Certo, siamo in manchevole ritardo; anzi, più di una interrogazione parlamentare (Jannone, PDL) chiede di limitare l'accesso alla rete (per proteggerci da pedofilia, violenza e comportamenti asociali, tipo informarsi) e molti leggono il ciclone wikileaks come la 'scusa' con la quale ci toglieranno la libertà.
Ma.. se qualcuno vuole toglierci la libertà, e contro questi opprimenti potentati qualcun altro combatte, questo qualcun altro non sembra proprio agire come i p... irati?