Si vede lontano
Vittoria Fauro
Sono salita al Musinè ieri.
Il cielo così limpido non mi ha dato scampo.
E poi mi davano un po' fastidio i rumori del mondo.
Invece quando sali dopo un po' cominci a non sentirli più. Non senti più le auto che passano sull'autostrada, non senti più i cani.
Tutto si fa silenzio.
Solo i passi lenti, il respiro.
E mi è venuto questo pensiero, su quanto inutile chiasso ci sia nel mondo.
Ho smesso da tempo di guardare la televisione, ascoltare le notizie alla radio.
Non riesco più a sopportare tutto questo vociare, gridare, stare dentro presenti in tutte le situazioni.
Si è fatta luce una considerazione, forse anche per questo certe cose vanno così male.
Mi chiedo come si possa riuscire a far funzionare un paese se qualsiasi gesto, parola, sguardo viene passato al tritatutto dai riflettori.
Se tutto si svolge come su un palcoscenico come si farà mai, mi dico, a fare qualcosa di buono, di concreto.
Penso al mio lavoro, impegnativo, certamente, ma non che dipendano da me le sorti di tante persone.
Eppure non riuscirei a concentrarmi se avessi sempre gente che grida intorno, gente che mi chiede di continuo cosa ne penso di questo e quello, che interroga ogni mio sguardo, che interpreta come meglio crede ogni mia parola.
Forse ho dei limiti io.
Però mi piacerebbe vedere cosa succederebbe se si potesse fare di colpo silenzio.
Spegnere la luce, chiudere la porta.
Una settimana, un mese.
Ciascuno tranquillo a fare il proprio lavoro.
Sarebbe un mondo migliore ?
Cammino al ritmo dei pensieri,
ne segue le iperboli, l'inspirare profondo
e poi le pause che rompono il fiato
ne sento le vibrazioni
le emozioni che accellerano i battiti
Forse è questa, Diego, la risposta*.
Più avanti faccio un incontro curioso e insolito, un pino bardato a festa, pieno di palline e nastri argentati.
Chi mai, mi chiedo, può aver voluto addobbare un albero qui, a metà strada tra la pianura e la vetta ?
Il sentiero verso la cima passa dal lato nord, c'è un manto di neve ed in alcuni tratti è ghiacciato.
Ho quasi raggiunto la fine della salita quando incontro una coppia ferma ad aspettare.
Hanno chiamato i soccorsi perchè lei è caduta ed ha un polso fratturato.
L'elisoccorso arriva in dieci minuti, si calano in due, soccorrono la signora, la imbragano e la portano via.
Resto a guardarlo volteggiare sopra la croce.
Solleva un tornado di polvere, il rumore è assordante.
Alla faccia del silenzio
ma
penso che non condivido il disfattismo dilagante (I don't subscribe to this point of you)
ci sono tante cose che funzionano bene
Poi, quando decido di scendere, lo faccio di corsa
i tratti ghiacciati no, non vorrei far fare un altro giro all'elicottero
però il resto si,
800 metri di dislivello tutti di un fiato, sul filo dell'equilibrio
ogni passo a correggere il peso
a seguire il corpo e assecondare la discesa
la cosa più vicino a volare che mi viene di pensare
alla fine quando arrivo le gambe mi tremano un po'
ma
sto bene
dentro
*Dopo l'incontro di mercoledì scorso alla presentazione del libro di poesie di Alessandra Racca ci si interrogava tra di noi, soloni perditempo, su cosa fosse la poesia.
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