il giorno della memoria
Brava gente
Vittoria Fauro
Ieri sera c'è stato il corso di panificazione di cui anche questo sito dava notizia. Ci tenevo a farmi una cultura meno "naif" sull'argomento, a capire i principi chimici della lievitazione, a comprendere come è possibile che mischiando due o tre ingredienti base, lievito - acqua - farina, si possano ottenere pani così diversi.
Così, facendo i soliti salti mortali per incastrare i tempi tra lavoro, casa, famiglia, sono arrivata perfino con cinque minuti di anticipo.
La panificazione deve essere argomento di grosso interesse, considerato che al mio arrivo la sala con 75 posti di capienza conteneva già 150 persone e gli organizzatori si sono visti costretti a chiudere l'accesso e ad invitare le almeno 40 persone che ancora erano fuori a tornarsene a casa.
Visto il successo mi auguro che un nuovo corso sia organizzato a breve. Sarà mia cura presentarmi con doverso anticipo, non si sa mai...
Un po' sconsolata me ne sono tornata a casa, rimuginando sul mistero della pasta madre: resterà mistero ancora un po'.
Intanto però mi stava tornando alla mente che a malincuore avevo rinunciato a vedere una trasmissione alla televisione che, come raramente succede, ritenevo meritevole di attenzione.
Si trattava di Marco Paolini con: AUSMERZEN. Vite indegne di essere vissute. Su LA7.
Il racconto di quanto è successo in Germania negli anni 30, con le sterilizzazioni di massa dei malati di mente e dei disabili prima, e la loro soppressione dopo, ha di che far accapponare la pelle. Non voglio scendere nei dettagli dei fatti raccontati, Paolini ha fatto un lavoro di ricerca e di esposizione a cui nulla si può aggiungere.
Ho fatto fatica a dormire, dopo.
Si rimane colpiti, non tanto dagli orrori descritti, quanto dalla loro "normalità".
Quello che fa riflettere è il processo con cui una nazione può arrivare a sopprimere degli individui, non considerandoli persone ma un peso economico, elementi improduttivi, un costo per la collettività.
Uno sterminio compiuto non da soldati, da militari che ricevono ordini, ma da medici, infermieri, psichiatri.
Brava gente.
Convinta di fare bene.
Le domande che a fine serata aleggiavano dell'aria, "ma tu, al loro posto, cosa avresti fatto ?", "Ma qui, oggi, siamo così sicuri che la tentazione di privilegiare l'economia sulla vita sia così lontata ?"
Alla prima domanda non credo possa esistere ragionevole risposta.
Impossibile calarsi in quella realtà. Ci piace crederci migliori e pensare che la nostra coscienza si sarebbe ribellata. Siamo indulgenti con noi stessi e certamente ci autosolveremmo.
Alla seconda ciascuno può guardare con indifferenza o sospetto. O preoccupazione.
Si può pensare che il processo di Norimberga ha processato e condannato i colpevoli e quindi non ci sono più pericoli.
Si può pensare che la responsabilità va distribuita anche tra tutta la "brava gente" che è restata a guardare o che ha girato lo sguardo continuando ad andare per la sua strada.
Oggi, quando si parla di tagli alla scuola e subito si punta il dito sugli insegnanti di sostegno; quando si parla di tagli alla sanità e si limita l'assistenza ai disabili, qualche preoccupazione forse è lecita.
La coscienza di una nazione, fatta di tante coscienze individuali, cresce e si moltiplica un po' come la farina con l'acqua, serve lievito buono, pasta madre per fare il pane. Contaminazioni con lieviti diversi portano solo muffa.
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