“... i combattenti della Repubblica Sociale Italiana furono quelli schierati dalla Parte Giusta'
(ndr: la lettera è pubblicata anche sul sito del comune)
Leggere questa frase in una lettera pubblicata su ‘La Cassa voci e notizie', la rivista espressione dell'amministrazione comunale, mi lascia un certo stupore.
La mia cultura mi impedisce di essere d'accordo con questa affermazione; questo non vuol dire che io pretenda d'aver ragione, ma voglio presentarne le motivazioni in modo che tutti possano tenerne conto, giudicarle, costruirsi una propria opinione anche in base a questo limitato contributo; magari confutarle e commentarle.
Ho già affrontato in un'altra parte (sul
forum di la cassa.net) ciò che ritengo siano le differenze tra la destra e la sinistra nel senso politico del termine; le pongo a base e presupposto fondante dei ragionamenti seguenti.
Comincerei con considerazioni grammaticali: nel testo della lettera pubblicata su LCVN c'è un uso errato delle maiuscole. Grammaticalmente errato; Onore, Parte Giusta, Fascismo, Repubblica Sociale, Resistenza, Caduti, Riconciliazione, Storia normalmente non vanno scritti in maiuscolo se non all'inizio del periodo. Errore sicuramente veniale, in questi tempi di sgrammaticature continue; penso che siano riportati in maiuscolo per attribuire loro un valore più grande; nel fluire delle ‘altre' parole queste assumono un significato diverso, di maggior rilievo, e per questo vengono capitalizzate.
Già questa scelta è una modalità di comunicazione che vuole suggerire significati al di là del senso letterale del testo.
Sia ben chiaro, la mia non è critica: ad esempio Baricco nel suo ultimo testo (Emmaus ,Feltrinelli, 2009) fa un uso veramente estroso delle capitalizzazioni, secondo me molto bello, e anch'io, nel mio piccolo uso capitalizzare qualche parola e decapitarne altre, come vedete in altri testi sul sito la cassa.net: per esempio, capitalizzo spesso l'Uomo e decapito dio. Sarà anche questo un segno, un mezzo, veicolo di un messaggio: McLuan insegna (il mezzo è il messaggio), concludete e giudicatemi di conseguenza.
Tornando alla lettera, l'autore capitalizza alcuni termini che sono, immagino, i capisaldi del suo modo di ragionare, gli architravi attorno ai quali viene costruito il periodo e, quindi, il pensiero che lo genera.
Continuerei con qualche considerazione semi-psicologica; pur non essendo esperto del campo penso che l'aderenza di una persona a logiche di destra o di sinistra sia fortemente influenzata dal carattere e dalla storia personale, secondo me ben oltre le categorie del pensiero e della cultura; cioè non penso che l'appartenere all'una o all'altra parte sia una scelta, ma sia una caratteristica connaturata con la persona, col proprio modo di vivere e proporsi alla società.
Proprio per questo non riesco a dividere le due categorie in ‘chi ha torto' e ‘chi ha ragione'; siano destra e sinistra, partigiani e repubblichini, juventini e granata, non arriviamo da nessuna parte se pensiamo che gli uni siano obbiettivamente nel giusto e gli altri siano obbiettivamente nello sbagliato; dobbiamo dare atto che tutti, al di là ovviamente di casi particolari, soggettivamente pensano di essere nel giusto e agiscono per il miglior bene possibile, convinti delle loro ragioni (nella differenza tra obbiettivamente soggettivamente sta il dettaglio: e su questo indagherò più avanti).[1]
Per togliere adito ai dubbi e favorire le critiche a questo scritto voglio ancora mettere sul piatto dei fatti la mia formazione fortemente antifascista; figlio di una famiglia nella quale il fascismo ha significato disgrazia, tradimento, morte e terrore, vissuto in quelle valli di Lanzo che tanto hanno dato alla resistenza, allevato in una osteria tra racconti di capitani partigiani, nipote di un nonno che insegnava ai bambini a leggere sull'Unità.
Tra i ricordi le lacrime di mia madre quando mi ha visto indosso una involontaria camicia nera: ‘Ti prego, non davanti a me, non davanti ai miei occhi'.
Anni di formazione scolastica clericale, non certo di sinistra, hanno insinuato dubbi e formato ragionamenti; proprio da questi è nata la mia mutante forma culturale, dall'incontro con mia moglie, figlia di padre operaio, è nata la mia famiglia che ha pensieri di sinistra; i miei figli, rappresentati d'istituto di un liceo classico, portano avanti autonomamente questa tradizione di confronto, di ragionamento, di ricerca di equilibrio ben sapendo che la ragione non è sempre stata dalla stessa parte politica.
Fatte queste dovute premesse, posso esprimere con più tranquillità le motivazioni per le quali non mi trovo d'accordo con la frase riportata in testa.
Nel momento in cui la frase viene citata in una lettera personale, con i toni forti con la quale si caratterizza, il significato è di giudizio storico; i combattenti della RSI furono schierati “dalla Parte Giusta” non solo come pensiero privato dell'estensore ma come giudizio storico obbiettivo; l'autore si pone al di là delle categorie personali per fornire un giudizio oggettivo al quale, immagino, chiede a tutti di aderire per manifesta, obbiettiva, storica, veridicità.
A questo punto abbiamo due macrocategorie nelle quali inquadrare il giudizio: ciò che è storico e ciò che è giusto.
A più di sessant'anni possiamo dare giudizi storici su quello che è un nostro, relativamente, recente passato? Secondo me sì, le generazioni si sono succedute e abbiamo una distanza di tempo sufficiente a farci dare giudizi abbastanza distaccati, anche se il sangue dei caduti è ancora vivo nel ricordo di molti.
A più di sessant'anni possiamo giudicare ciò che è giusto? Sì, anche in questo caso secondo me possiamo farlo, perché abbiamo sufficiente storia moderna per stabilire quali siano stati i canoni con i quali le nazioni sono cresciute e hanno garantito pace e benessere ai propri abitanti.
Ora ho tutti gli elementi per riportare serenamente il mio disaccordo con la frase riportata.
La RSI fu l'epilogo di un modo autoritario di governare che non ha rispettato i valori che hanno portato a vivere in pace e benessere le altre nazioni; chi per essa ha combattuto, a cui posso riconoscere la personale buona fede e la voglia di fare il bene della nazione, ha combattuto dalla parte sbagliata.
Né la personale buona fede può esser utilizzata come scusante per un giudizio storico: se così fosse, non potremmo sicuramente condannare le brigare rosse, guidate da idioti pazzi visionari in perfetta buona fede.
Neanche la volontà di pochi di fare il bene della nazione a costo di imporlo può essere una scusante: altrimenti giustificheremmo Fidel Castro, lo stalinismo, l'imperialismo cinese e tutti i totalitarismi in cui pochi ‘illuminati' decidono il destino di molti.
Per questo giudico che i combattenti della RSI fossero dalla parte sbagliata, e conseguentemente giudico che fosse dalla parte giusta chi si è opposto all'autoritarismo proponendo metodi democratici, azione di cui è figlia la nostra illuminata Costituzione.
Imperversa in questi ultimi dieci anni un revisionismo storico che vuole riportare in primo piano i valori dei ‘vinti': il sangue dei vinti di Giampaolo Pansa (Sperling & Kupfer 2003) è stata una delle punte di questo agire. Un romanzo che riporta le azioni fatte da partigiani a danno di innocenti fascisti, simpatizzanti o familiari. Sottolineo che è un romanzo, e non un saggio, perché contiene molte parti inventate tra cui la trama principale; mentre i fatti riportati a corredo sono veri.
Non voglio in nessun modo sostenere che dalla parte dei partigiani non ci furono brutalità, ingiustizie e soprusi: il sonno della ragione di cui si nutre la guerra non può che generare mostri.
Voglio tuttavia sostenere che se si vuole tentare di dare un giudizio obiettivo su una parte o sull'altra va dato sulla globalità dell'azione e non sui singoli fatti; sugli ideali ispiratori dell'azione politica e della socialità. Qualsiasi positiva azione nei confronti della nazione che venga pagata con la moneta della perdita del diritto individuale e della democrazia è comunque una disgrazia, qualsiasi sia il bene procurato. Non credo nel bene e nel rispetto della patria: credo nel bene e nel rispetto dell'Uomo, che è più grande di qualsiasi insieme che lo contenga.
Penso che i combattenti della RSI appartenessero ad una visione ideologica al centro della quale non c'è la persona ma una sovrastruttura (Patria, Onore) ed in questo sta la distanza tra due modi opposti di concepire il bene sociale: chi mette al centro la persona propugna la democrazia che dà il voto anche a chi la pensa diversamente, chi mette al centro la patria propugna l'ordine costituito d'imperio dal conductor che agisce per il bene della nazione facendo tacere chi parla in modo non ritenuto utile al bene comune [4].
Su chi siano i vincitori e i vinti inoltre ho i miei dubbi: davvero la nazione che abbiamo è figlia dei partigiani? Io penso di no, io penso che non siano loro i vincitori di cui si parla nella lettera. A questo proposito è illuminante leggere dei partigiani che dopo il ‘45 si opposero alla nascente politica perché non li rappresentava[2].
Ai giorni nostri, ancora, mi chiedo chi abbia vinto; la nostra giovane democrazia è sempre stata sotto tutela per evitare accuratamente qualsiasi governo di sinistra: il piano USA ‘Demagnetize' [3] con obiettivo generale di contrastare l'azione di espansione delle politiche di sinistra nei paesi dell'Europa centro-meridionale (in Italia attuato con l'operazione stay behind – Gladio); e ancora il golpe Borghese e il piano Solo, organizzati comunque da persone figlie di quelli che vengono chiamati ‘vinti' con la complicità di ‘cosa nostra', l'uccisione di Moro proprio quando un compromesso storico stava per portare forze di sinistra al governo.
Oggi abbiamo politici che sfoggiano il saluto romano, un sindaco di Roma che è passato dall'appartenere ai ‘giovani fascisti' ad essere segretario nazionale del Fronte della Gioventù succedendo in quella carica Gianfranco Fini, il nostro presidente della Camera; abbiamo un ministro della difesa che inneggia alla decima mas, abbiamo un presidente del consiglio piduista che sta mettendo in atto il ‘piano di rinascita nazionale' di Licio Gelli...
ma allora, chi sono i vinti?
[1] Vorrei suggerire a chi vuole approfondire due testi: ‘Ricordi, sogni e riflessioni' di C.G. Jung (io l'ho letto in edizioni BUR) un libro che mi è sempre stato caro e sul quale riposa la mia anima. E' un libro illuminato dalla luce dell'Uomo, nel quale viene posto chiaro il dilemma della democrazia tra persone che vedono il bene in maniera diversa. Sideralmente lontano è il ‘Convitato di Pietra' di Lisa Morpurgo (edizioni Tea), trattato di astrologia dialettica, che pone l'accento sulle differenze tra le persone nel loro rapporto con il mondo. Se poi a qualcuno interessasse il salto mortale doppio carpiato del pensiero suggerirei l'accostamento delle categorie del ‘Convitato' con i‘tipi psicologici' di Jung, cap. 10,' descrizione generale dei tipi': un esperimento di fusione nucleare che sprigionerebbe energie incontrollabili.
[2] Wu Ming e Vitaliano Ravagli, Asce di guerra, Einaudi Stile libero, maggio 2005. E' scritto anche che qualcuno dei partigiani andò a combattere in Vietnam pur di scappare da questo paese che più non lo rappresentava, un paese nel quale i gerarchi fascisti vennero riciclati all'interno dei carabinieri tornando ad essere oppressori al pari di prima.
[3] Il Piano Demagnetize fu un accordo segreto di intelligence, stipulato fra i servizi segreti degli Stati Uniti e dell'Italia, che si proponeva di depotenziare l'influenza sulla società italiana e francese delle forze di orientamento comunista attraverso una stretta collaborazione tra i rispettivi servizi segreti (in Italia il SIFAR). Il nome esprime l'intento del piano di ridurre quella sorta di "attrazione magnetica" che le idee comuniste andavano esercitando sulle popolazioni di alcuni paesi, in particolare Italia e Francia e la smagnetizzazione ne era il "top priority objective", obiettivo di assoluta priorità.
Faceva parte di una serie di iniziative con le quali il governo di Washington intendeva agire in diversi contesti internazionali (principalmente europei) onde premunirsi contro una crescita di influenza delle forze comuniste in seno ai singoli àmbiti politici nazionali (in Francia l'analogo piano prese il nome di Cloven). L'obiettivo generale era il contrasto all'azione di espansione dell'influenza dell'Unione Sovietica con principale riferimento ai paesi dell'Europa centro-meridionale. (da Wikipedia)
[4] sia nel golpe Borghese (Junio Valerio Borghese detto il principe nero, comandante della Xa flottiglia MAS, aderì alla repubblica diSalò) che nel piano Solo (perchè fatto solo dai carabinieri) tra i dettagli esecutivi c'era l'individuazione delle carceri nelle quali deportare chi la pensa diversamente; oppure l'eliminazione fisica. In entrambi i piani tra le prime azioni si cita l'occupazione della RAI. Nel caso del golpe Borghese, questo il comunicato che sarebbe stato letto:
Italiani, l'auspicata svolta politica, il lungamente atteso colpo di stato ha avuto luogo. La formula politica che per un venticinquennio ci ha governato, ha portato l'Italia sull'orlo dello sfacelo economico e morale, ha cessato di esistere. Nelle prossime ore con successivi bollettini, vi verranno indicati i provvedimenti più immediati ed idonei a fronteggiare gli attuali squilibri della Nazione.
Le Forze Armate, le Forze dell'Ordine, gli uomini più competenti e rappresentativi della Nazione sono con noi; mentre, dall'altro canto, possiamo assicurarvi che gli avversari più pericolosi, quelli, per intendersi, che volevano asservire la patria allo straniero, sono stati resi inoffensivi. Italiani, lo Stato che insieme creeremo, sarà un'Italia senza aggettivi né colori politici. Essa avrà una sola bandiera: il nostro glorioso Tricolore! Soldati di Terra, di Mare e dell'Aria, Forze dell'Ordine, a voi affidiamo la difesa della Patria ed il ristabilimento dell'ordine interno. Non saranno promulgate leggi speciali né verranno istituiti tribunali speciali; vi chiediamo solo di far rispettare le leggi vigenti. Da questo momento, nessuno potrà impunemente deridervi, offendervi, ferirvi nello spirito e nel corpo, uccidervi.
Nel riconsegnare nelle vostre mani il glorioso Tricolore vi invitiamo a gridare il nostro prorompente inno d'amore: Italia! Italia! Viva l'Italia!