Di questi tempi e in questi luoghi è difficile evitare di parlare di TAV e di NoTav; anche a La Cassa il dibattito non è mancato ed è interessante leggere l'ultimo articolo sul locale sito dell'ANPI che registra questa particolare attenzione di alcuni lacassesi in questo momento.
Essenzialmente in questo caso l'oggetto del contendere è relativo al fatto che l'ANPI sia tenuta a dichiarare una propria posizione o meno sull'argomento; dibattito non peregrino che ha investito l'associazione che a livello nazionale chiede di non essere 'tirata per la giacchetta' e a livello locale presenta alcune sezioni che la pensano in tutt'altro modo, in particolare proprio la sezione Chianocco-Foresto-Bussoleno (riportata su questo sito) che insiste direttamente sul territorio deve la situazione è più sentita e che ricorda che i partigiani le giacchette di solito non le indossavano.
Non voglio, in questa sede, entrare nel merito della questione; ho esternato alla sezione ANPI locale e a quella di Alpignano il mio pensiero.
Lascio solo quello che è uno spunto per me irrinunciabile. La domanda da farsi è: in valsusa è in corso una emergenza democratica? Se la risposta è no, ogni posizione è giustificabile.
Se la risposta è sì non solo l'ANPI, ma chiunque di noi deve prendere una decisione: o di qua o di là.
Mi sembra inutile e di maniera (è una 'proposta?') la posizione di chi dice che è dalla parte del dialogo civile e non della violenza; questa non è una risposta, è un presupposto alla discussione. Mi schiero com'è ovvio contro chiunque usi violenza, lanciando sassi o usando lacrimogeni vietati anche in guerra, impedendo di parlare ai magistrati o espropriando a forza i terreni; ma tutto ciò è ancora insufficiente; penso sia necessario, soprattutto da parte di chi rappresenta valori democratici, dire qualcosa in più tanto sullo scempio ambientale ed economico che si abbatterebbe a pochi passi da noi quanto e soprattutto sul metodo utilizzato per il confronto con chi protesta.
Oggi, lunedì di Pasqua 2012, con alcuni lacassesi sono stato nella zona 'calda' dove sono avvenuti gli scontri ed ho cercato di tradurre le sensazioni registrate i qualcosa di condivisibile; il mio modo di farlo è sparare, e quindi ho sparato: una raffica di scatti, shot, in inglese che vuol dire tanto sparo quanto scatto fotografico.
Riporto qui le foto che vogliono dar voce alla val Clarea, a questa zona a me finora sconosciuta, alla forza dell'ambiente che ci circonda e che è stato violentato dalle opere esistenti e lo potrebbe essere da quelle future.
Nella forma delle rocce, nei grafismi delle piante, nella luce primaverile si scorge l'ombra lunga del pianeta che nel tempo l'avrà vinta, togliendo di mezzo quell'ingombrante inquilino che è l'uomo. Quanto può valere la durata di un'opera di cemento armato rispetto alla glaciazione di Wurm, circa centomila anni? Forse un battito di ciglia, forse due. Non tre.
Ciò che invece ha valore infinito, per ognuno di noi, è la nostra vita che in qualche modo sarebbe meno bella se una mostruosità come quella prevista si incistasse sul nostro territorio.
Raccomando a tutti una gita in val Clarea, val più della lettura di mille articoli sui giornali, potrebbe essere il modo per capire qualcosa di più con il cuore. E con gli occhi.