Una delle zone di maggiore espansione edilizia prevista dal
piano regolatore del comune di La Cassa è alla
Mattodera; per questo fa impressione passeggiare da quelle parti e pensare che, forse, non sarà mai più così come la vediamo. Per questo, e per evitare rimorsi per mancata fotografia come nel
caso degli alberi di Druento, ho scattato qualche fotografia in modo da poterci ricordare un giorno dei luoghi così com'erano.
La Mattodera è in un posto invidiabile; alle pendici del monte si distende sopra ad un altipiano, una specie di leggero colle, che divide due valli appena accennate: quella che si rivolge verso La Cassa e quella verso il Trucco. Correntemente poche case occupano il territorio che è in gran parte dominato da due campeggi.
La strada si distende scorrevole tra le generose curve che tanto divertono ciclisti e motociclisti; tanto arrivando dal Trucco quanto dal Giordanino il panorama è dolce e rilassa l'anima; i grandi prati ai fianchi della provinciale regalano ampiezza agli sguardi e tranquillità al viaggiatore.
Il pensiero che quest'area sia stata pensata come 'area di espansione' dal piano regolatore dà da pensare; perchè proprio qui, in parte entro il parco della Mandria? Forse è una delle poche zone in cui nel nostro comune si possa costruire, anche se è un'area costituita da prezioso suolo agrario; prezioso per chi ne conosce il valore ambientale e il tempo necessario per creare il substrato pedologico di queste terre fertili; meno prezioso per chi lo giudica in termini di rendita economica, così vale assai di più un suolo edificabile rispetto ad un suolo agrario (Sarebbe interessante sapere quanto... non ne ho idea).
Guardando la piantina della Mattodera con le zone edificabili si resta colpiti: sicuramente è il borgo di La Cassa più stravolto dall'incremento di aree edificabili. Pensare che quelli che oggi sono prati verranno sostituiti da 'Piani di edilizia convenzionata' desta qualche preoccupazione per chi ha a cuore l'ambiente.
Non ho dubbi che nel definire i piani di costruzione la buona volontà dell'amministrazione comunale potrà definire vincoli che ne consentono uno sviluppo organico ed equilibrato; tuttavia abbiamo vicino a noi fin troppi esempi (ricordiamo la bandiera nera di legambiente a Givoletto) di scempi ai danni dell'ambiente che, una volta attuati, sono irrecuperabili. Il lavoro delle decine, centinaia di migliaia di anni che hanno generato l'ambiente che ci è stato dato in dono può essere rovinato in poco tempo; quando vedremo apparire le reti arancioni, come
paventato da Mercalli qualche tempo fa, piangeremo un pezzo del nostro territorio che se ne va.
A chi il vantaggio di tutto ciò? Su questo è bene sviluppare qualche ragionamento.
Un primo soggetto ad avvantaggiarsene è il Comune che, attraverso gli oneri di urbanizzazione, "fa cassa", cioè ottiene denari utili per il proprio sostentamento, per lo sviluppo di iniziative utili al territorio, per creare le opere necessarie ad una decente sistemazione dei servizi per le nuove abitazioni. Ed è proprio questa ragione che è indicata dagli estensori del piano come primaria: la diminuzione dei trasferimenti dallo stato strangola i comuni che non hanno più risorse e si trovano costretti ad urbanizzare (cementificare? è proprio così distante il termine?) per recuperare ciò che non ottengono più dallo stato.
Mi sembra un ragionamento miope e mancante di strategia, perchè risulta chiaro a tutti che non può che essere un provvedimento
una tantum che ben che vada, esauriti i propri effetti riporta le cose alla situazione precedente; non se ne ha sul lungo periodo nessun vantaggio mentre la perdita di suolo è definitiva ed in nessun modo potrà tornare allo stato precedente. E' la comunità dei lacassesi a perderci.
Un secondo soggetto che ne ha vantaggio è il costruttore che compra il terreno dai privati, costruisce le case in accordo con il piano previsto dal comune e le rivende ad altri privati; non ho esperienza nel settore ma ho visto molte volte presunte o vere cooperative e ditte varie costruire pagando al minimo gli operai per far guadagnare molto a pochi, ho visto fallimenti (San Gillio è ancora lì a ricordarcelo) e operazioni andate male (a Givoletto è pieno di desolati cartelli 'vendesi' inascoltati). Anche in questo caso non c'è alcuna certezza di un ritorno positivo per la comunità.
Un terzo soggetto che se ne avvantaggia è il proprietario dei terreni. Come già indicato da Marco nel forum, il piano regolatore diventa uno strumento dalla forte valenza economica perchè porta nelle casse di alcuni privati ingenti introiti: tutti quelli che vedono passare i propri terreni da agrari ad edificabili ottengono immediatamente una supervalutazione di ciò che posseggono; vendendo ai costruttori edili ottengono immediatamente un grande ritorno economico.
Penso che valga in economia, come nell'energia, il principio che nulla si crea ma tutto si trasforma; anche in questo caso penso che l'aver creato ricchezza non possa che ribaltarsi dall'altra parte nell'aver impoverito qualcuno o qualcosa. E' chiaramente percepibile il fatto che creando questa ricchezza per pochi privati sono tutti gli altri cittadini ad impoverirsi: perchè l'ambiente in cui vivono è meno sano, perchè i servizi vanno divisi su più cittadini, perchè la zona sarà meno godibile.
Certo, è difficile valutare quest'impoverimento in termini economici, anche se un'estimo ambientale potrebbe farlo; ma è chiaro che all'arricchimento di pochi corrisponde l'impoverimento di molti; di nuovo, se qualcuno ci guadagna è la comunità che ci perde.
Con questa analisi potrebbe sembrare che io sia contro qualsiasi nuovo insediamento a La Cassa, che non voglia che nessuno faccia nuovi piani di edilizia convenzionata o 'aree di espansione' nel piano regolatore; l'impressione è esatta.
Sono a favore di risanamenti, aggiustamenti, integrazioni e completamenti che possono rivelarsi necessari e utili per vivere meglio nel nostro territorio; non mi sembra invece indispensabile una politica espansiva, anche se i piani regolatori 'sono sempre stati fatti così'; mi piacerebbe che qualche amministrazione cominciasse a dare i segni che in qualche modo il mondo lo si può cambiare, che un nuovo modo di ragionare sia possibile.
Un modo di ragionare che dia valore all'ambiente e al suolo che vengano visti al di là della semplice proprietà del singolo privato nell'ottica della comunità che li abita e li usa;
un modo di ragionare più alto nell'ottica di quei vincoli che ci sono sul nostro territorio e che, grazie al cielo e fin che ci sono, impediscono una cementifazione selvaggia ovunque che, ne sono certo, renderebbe molto in termini di oneri di urbanizzazione e di ricchezza privata.
Se guardiamo le immediate vicinanze di Torino ci accorgiamo di vivere in un paradiso; darsi da fare perchè anche le future generazioni possano goderne immagino sia compito di tutti, penso che passi anche attraverso la condivisione del piano regolatore online e la discussione sulle decisioni che comporta; altro che voli pindarici, aiutiamoci a vivere meglio ora e a preparare un futuro sano alle prossime generazioni.