Mi sto interessando ad un problema che ci riguarda (che riguarda il nostro ambiente) e ho cominciato ad interessarmene usando la rete; come in un girone infernale, proseguendo l'indagine mi sono trovato davanti a notizie prima interessanti, poi allarmanti, infine... spaventose.
Potrete giudicare esagerate le parole che uso; seguitemi nella ricerca e, forse, anche a voi sembrerà di sedere su una polveriera (non uso il termine a caso).
Tutto è cominciato quando un amico di Varisella mi ha parlato della cava di pietre che sta a nord del monte Bernard; a sud del monte c'è La Cassa, a nord la cava. Da quella cava, coltivata da una decina d'anni, vengono scavati grossi massi che vengono caricati sui camion e portati in val di Susa passando anche per La Cassa: li vediamo spesso passare per via Bonino. La cava è in concessione ad una azienda di Fiano, di nome OKG; la concessione in convenzione durerà fino al 2012, dopodichè potrebbe essere prorogata. Ci sono problemi locali relativi ai rumori (il 'bump' del caricamento del masso sul camion) e alla viabilità (le stradine diventano inutilizzabili quando passano velocemente i grandi camion). La ditta che opera ha intenzione, in futuro, di dotare la cava di frantoi per ridurre in pezzi le pietre e poterle così trasportare ad un livello di macinatura più fine: aumenterebbero in questo caso i problemi sia dei rumori che della viabilità, a causa del rumore del frantoio e delle polveri sicuramente superiori ad ora che verrebbero disperse, tanto in loco quanto lungo tutto il tragitto dei camion, potenzialmente in tutto l'intorno di Varisella, verso Fiano o verso La Cassa.
Il fatto che le polveri si poserebbero anche sul territorio di La Cassa, tanto caro a questo sito, mi ha fatto 'drizzare le orecchie' per cercare di capire meglio la situazione; anche perchè queste strane rocce rosse che ci circondano
hanno spesso attirato la mia
attenzione e ho considerato l'occasione ghiotta per cercare di capirci qualcosa di più.
Esiste una particolare formazione rocciosa che viene chiamata il 'Massiccio Ultrabasico di Lanzo'[1] che parte più o meno da Balangero/Coassolo, passa 'attraverso' il ponte del Diavolo, scende a Varisella, La Cassa, Givoletto, Val della Torre e termina sul Musinè. A Nord, si estende più o meno fino a metà delle valli di Lanzo, verso Traves/Sant'Ignazio su per giù. Le rocce che compongono questa zona sono chiamate ofioliti e sono rocce serpentiniche con olivina: l'olivina contiene ferro che, all'aria si ossida: ecco il colore rosso delle nostre pietraie, mentre 'dentro' le rocce sono del colore classico verde delle rocce serpentiniche tant'è che altrove vengono chiamate 'pietre verdi'. L'analisi mineralogiche di queste pietre, normalmente, non dà alcun problema per quanto riguarda le polveri: fastidiose, certo, ma non pericolose... ad un primo approccio.
Cercando notizie sul massiccio ultrabasico di Lanzo trovo qualche documento[2] che parla della TAV: che c'entra, visto che passa in val di Susa? Le analisi dei pericoli relativi allo scavo delle gallerie, e specificatamente della galleria che partirebbe da Caselette, sono soprattutto relativi al rilascio di amianto perchè, dicono i documenti, siamo all'estremo sud del massiccio ultrabasico di Lanzo! Urca... ma se lì siamo all'estremo... non è che anche qui c'è l'amianto nelle rocce che, polverizzato, entrerebbe nei nostri polmoni?
E qui c'è il primo gradino, si scende nel primo girone infernale. Qui c'è amianto[3], c'è amianto[4] dappertutto[5]. Il Massiccio Ultrabasico di Lanzo contiene ovunque amianto[6], o meglio, asbesto nelle sue molteplici forme (non tutte ancora conosciute) in particolare la balangeroite[7] è presente[8] nei campioni presi al Trucco, a Varisella; altri materiali asbestosi, ancora più pericolosi[9], sono nei dintorni. Sono lì fermi, nelle rocce, intrappolati e innocui ma... vogliamo svegliare il can che dorme? Cerco di approfondire: tutti gli studi mineralogici, dal 1920 in poi, notificano questa zona come ricca di asbesto; ai primi del secolo positivamente, viene indicata con orgoglio la grande cava di Balangero; nel nuovo millennio gli studi prendono una piega diversa, puntando sulla pericolosità della presenza di amianto.
Tutti sappiamo quanto sia direttamente correlata la presenza di fibre d'amianto col mesotelioma polmonare; esistano vari tipi di amianto, tutti cancerogeni (IARC, 1977), anche se non egualmente potenti nel causare tumori alla pleura. Inoltre vi sono numerosi altri minerali fibrosi o asbestiformi in natura, non usati commercialmente, che esulano quindi dal termine amianto, ma che potrebbero essere egualmente pericolosi. L'amianto non è un veleno come il cianuro – di cui sono ben note le dosi letali, eguali da un
individuo all'altro - né una radiazione che attraversa la materia. E' un cancerogeno chimico.[10]
Sì ma... questa è una cava, ci sarà il modo di operare in sicurezza; magari proprio in quel posto l'amianto non c'è e si può lavorare tranquilli.
E' un altro gradino infernale. In questa zona, come in tutte le zone dove c'è sospetto che ci possa essere amianto, si deve agire con la massima cautela: devono essere eseguite particolari analisi, addestrati i lavoratori, le autorizzazioni comunali devono essere supportati da documenti specifici, il fronte di cava deve essere monitorato attentamente, a partire dal riconoscimento geologico-petrografico del tipo di ofiolite per arrivare, durante le fasi di scavo (avanzamento del fronte), al puntuale riconoscimento del suo aspetto strutturale e geomeccanico: leggo tutto questo nei lavori condotti dalla regione Emilia Romagna[11] che, anche lì, ha qualche cava di materiali serpentinici. Questo perchè i materiali asbestosi si presentano come inclusioni, cioè pezzi inseriti nel complesso della roccia serpentinica; si possono fare molte analisi e non trovare l'amianto ma... può essere dietro l'angolo, e la sua diffusione fonte di pericolo. I filoni di amianto sono rari e non sempre di facile riconoscimento. Non è possibile agire senza tutte le precauzioni possibili... e le polveri, e i camion che passano da La Cassa? Dobbiamo pensare che saremo esposti all'amianto?
Non vedo volentieri il passaggio di pietre frantumate con polveri pericolose sul nostro territorio. Sono eccessivamente apocalittico? E' un problema che mi sto inventando? Sto forse esagerando pensando che nelle nostre rocce (e specialmente in quelle di Varisella) ci sia amianto, in quantità? Allora cerco di capire qual è la quantità che è possibile che ci sia in queste rocce, e indago sull'argomento.
Questo è stato l'ultimo girone, quello che mi ha fatto scrivere; il più infernale, quello che m'ha fatto capire la delicatezza dell'equilibrio sul quale si regge il nostro ambiente.
Trovo nella biblioteca dell'università di Venezia gli atti della “International Conference on asbestos monitoring and analytical methods”[12] e comincio a spulciarli; molti sono altamente specifici, qualcuno è relativo proprio al nostro territorio [13] [14]. Stento a credere in ciò che leggo: nelle nostre zone c'è tanto amianto naturale che sono stati fatti esperimenti per valutarne l'accumulo nel polmone degli animali e nelle urine degli uomini... trovandone. Cioè: c'è così tanto amianto naturale nella nostra aria che lo respiriamo ogni giorno, che viene accumulato nel polmone, nelle urine; fortunatamente è in concentrazioni così basse da non recare alcun danno alla salute ma è chiaro che qualsiasi azione che ne aumenti la quantità... farebbe del male a tutti.
Penso sia chiaro verso quale pericolo stiamo andando; spero che qualcuno spiegandomi che ciò che ho scritto è sbagliato mi rassereni, mi faccia uscir fuori dai gironi... a riveder le stelle.
[12] International Converence on Asbestos monitoring and analyticals methods, Amam 2005
[13] Capella,
Indirect monitoring of asbestos by mineralogical investigations of sentinel animals lungs , [12]
[14] Tomatis,
Asbestos fibres in human urine reflecting environmental exposure measured by long and short term air monitoring in the lanzo and susa valleys, [12]