Leggeremangiare
diego finelli
Prendi un gruppo di persone, non tante ma neanche poche: diciamo quattordici adulti e altrettanti bambini e ragazzi. Ognuno di loro ha portato qualcosa da mangiare o da bere. Ognuno di loro ha portato con sé un libro , o ha preparato un brano da leggere agli altri. Libri, dattiloscritti, fotocopie, per la prima volta c'è anche un ebook reader.
Prendi un gruppo di persone: alcune si conoscono molto bene, amici di lunga data. Altri si conoscono solo un po', alcuni si incontrano per la prima volta.
Sono lì, in biblioteca, grazie al passaparola, a un avviso on line, a una locandina distribuita in paese.
Sulla locandina c'era scritto “buffet letterario”, un nome che forse può sembrare altisonante, ma che invece richiama qualcosa di molto semplice: condividere, in semplicità, cibo e parole, mangiare e raccontare, mescere e leggere.
Possono farlo tutti e sanno farlo tutti.
C'è il più emozionato che riesce a superarsi, c'è quello che aveva preparato un brano serio ma alla fine ripiega su qualcosa che faccia ridere, c'è chi legge in tono monocorde un lungo brano e proprio il fatto che lo legga così, quasi senza intonazione, ti fa entrare quel brano di grande letteratura nel cuore, più che se lo avesse recitato un attore famoso; c'è chi non legge, ma racconta a braccio una breve storia , che poi è la storia raccontata dal testo di una celebre canzone; c'è chi riesce a far sorridere leggendo un pezzo di storia patria, c'è chi commuove e si commuove leggendo un brano di poesia familiare; c'è chi è capace a leggere come se recitasse, c'è chi declama, c'è chi racconta cosa viene prima e dopo la pagina di romanzo che sta per leggere e introduce, commenta, chiosa; c'è chi legge il suo pezzo e basta.
Funziona.
Adesso sarebbe bello che chi ha partecipato aggiungesse nei commenti il brano che ha letto il 26 febbraio scorso nella veranda di via Fila
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